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| | Per Miu Miu non vale pi? l' appellativo di seconda linea o marchio giovane. L' intenzione ? di farla diventare, in tutto e per tutto, una prima linea lussuosa, al pari di Prada, ma con ingredienti diversi. Le intenzioni del gruppo Prada sono di farne un brand meno commerciale e pi? sofisticato. Miuccia Prada e Patrizio Bertelli vogliono far ritornare flash e riflettori su questa considerata la "figlia minore" del gruppo. E' gi? partita la strategia per ridarle "linfa". La sfilata di ieri a Parigi, in una location fuori dall' ordinario, il ristorante La Perouse nella rive gauche, con un numero ristretto giornalisti e selezionatissimi compratori, ? stata una dichiarazione d' intenti su quello che Miu Miu vuole fare da grande: rivolgersi a un consumatore pi? selezionato di prima e anche pi? snob. Dopo aver sfilato a Londra, New York e Milano, ? arrivato il momento di Parigi ribadisce Bertelli Sede ideale per un marchio in crescita che vuole affermarsi sulla ribalta internazionale. Con questa 'prima' nella Ville Lumiere, Miu Miu comincia ad affrancarsi dalla sorella maggiore, il marchio Prada, troppo ingombrante e pesante per non uscirne messa inevitabilmente a confronto con lei indebolita nell' immagine. Non ? facile convivere con sorelle cos? 'ingombranti' . Il marchio Prada vince quasi sempre nella classifica della creativit? tra i grossi nomi del lusso milanese. E inevitabilmente Miu Miu e la collezione maschile, se confrontate con lei impallidiscono. Ecco che allora ? meglio separarne le strade. Il battesimo francese di Miu Miu ha ufficializzato le strategie per fargli ritrovare una giusta collocazione di mercato e renderlo pi? dinamico nelle performance di crescita. Prima mossa del riposizionamento ? far capire che non si tratta di una "seconda" linea. Tant' ? che, nelle campagne istituzionali hanno ingaggiato, una "evergreen" come Kim Basinger, per suggerire che nella sua nuova identit?, Miu Miu, come la seducente attrice americana, va al di l? di ogni connotazione anagrafica. Un volto quello della Basinger importante anche per aiutare a traghettare lo sviluppo del marchio nel mercato a stelle e strisce dove si concentrano le maggiori potenzialit? di crescita di Miu Miu che secondo le stime ha chiuso il 2005 a 129 milioni di euro rispetto ai 110 del 2004. Il gruppo Prada, anche per forza di cose, ? tornato a riconcentrarsi sui marchi pi? importanti per le vendite e la redditivit? del gruppo. Oggi, per restare ben saldi sul mercato, bisogna scegliere da che parte stare. C' ? chi decide di voler fare il lusso e si concentra sulla prima linea, e chi, invece, vuole stare sul mercato in modo pi? massiccio con prime, seconde e terze linee. Ognuno sceglie la strategia che gli riesce meglio. E in effetti c' ? chi ha fatto delle seconde linee dei business enormi, come Dolce Gabbana. Nell' ottica di riconcentrarsi sui marchi redditizi, un bel passo in avanti Prada l' ha fatto con la vendita, dei giorni scorsi di Jil Sander, che era sul mercato da un po' di tempo, liberandosi di un peso economico non indifferente per i conti della societ?. Adesso, raccontano dal gruppo, si focalizzano sui quattro marchi fondamentali che fanno capo a Prada spa: Prada, Miu Miu, Car Shoe e Alaia, con una stima del fatturato complessivo per il 2005 di 1,30 miliardi di euro come da prospetto presentato l' anno scorso alle banche ed un margine operativo lordo che nei primi sei mesi del 2005 era di 97 milioni di euro su un fatturato di 660 milioni. L' obiettivo ? arrivare al 2010 con un fatturato di Prada Spa di 1,51 miliardi di euro e un margine operativo lordo di oltre 310 milioni di euro. Un piano di sviluppo conservativo, basato principalmente sulla crescita della redditivit? pi? che sui volumi d' affari commentano dal gruppo che ribadisce di non avere la Borsa fra i suoi prossimi obiettivi. Sono tutti marchi redditizi spiegano Nessuno ? in perdita. Tutti hanno una precisa collocazione sul mercato e buone opportunit? di sviluppo. Di Car Shoe, con un fatturato stimato di circa 17 milioni di euro nel 2005, triplicato rispetto al 2004 spiegano che avr? uno sviluppo controllato senza aperture di negozi. Anche su Alaia, con un fatturato di circa 10 milioni di euro, non ci sono grandi velleit? di crescita. Siamo contenti delle sue dimensioni attuali spiegano e del suo posizionamento come marchio di culto con un solo negozio diretto, molto prestigioso. L' opportunit? di sviluppo pi? grande ?, naturalmente sul marchio Prada che, con un stima di fatturato 2005 di oltre 1,100 miliardi di euro, punta a crescere attraverso lo sviluppo della pelletteria che, tra l' altro, garantisce guadagni molto pi? alti dell' abbigliamento. L' abbigliamento di Prada va bene in tutto il mondo commentano Il che ? importante oltrech? per l' immagine del marchio anche per rafforzare i rapporti con la clientela locale. Quando il turismo non funziona ? un asset fondamentale. Ma, per la crescita dei prossimi anni puntiamo soprattutto sulla pelletteria che oggi rappresenta circa il 40% del fatturato di Prada spa. A far capo direttamente a Prada Holding, invece sono gli 800 milioni di debiti e i marchi giudicati dal gruppo "non strategici": Helmut Lang, e la partecipazione del 45% in Church. Il primo che drenava risorse al gruppo ? stato congelato. Hanno chiuso tutti i negozi tranne quello di Parigi, che vende collezioni delle scorse stagioni, e hanno interrotto la produzione. Insomma, sembra che la partecipazione nel marchio di calzature ed Helmut Lang siano in attesa che arrivi l' occasione giusta per essere venduti. E il gruppo Prada si conferma un pioniere, cos? come ? stato il primo a comprare marchi negli anni 992000, con l' idea di diventare un grande conglomerato del lusso, cos? ? stato tra i primi a rivenderli, cominciando con la cessione della partecipazione di Fendi nel 2000, seguita da Byblos nel 2002, Church' s nel 2003 e Jil Sander qualche giorno fa. Non sono certo i soli. Anche Lvmh ha ceduto una serie di marchi, a partire dal 2003 con Michael Kors, seguito dal marchio di orologi Ebel, dal brand di cosmesi Bliss e dal marchio di abbigliamento Christian Lacroix. E c' ? chi scommette che altri grossi gruppi del lusso sarebbero pronti a vendere una serie di marchi in perdita se solo ci fosse qualcuno, in questo momento, sul mercato disposto a comprarli.??a scommessa ? sui negozi |